Continua senza accettare ->Accettare

Vedere la politica sulla riservatezza

Omaggio a Papa Francesco: costruttore di pace e difensore delle persone in movimento.

05 May 2025
Notizie


“Ero straniero e mi avete accolto”. (Matteo 25, 35)

Il 21 aprile 2025 il mondo ha visto spegnersi una luce, ma non una speranza. Papa Francesco, pastore delle periferie, artigiano della fraternità, ha lasciato questa terra, lasciando un segno indelebile nel cuore di milioni di persone, credenti e non credenti. La sua eredità va oltre le mura della Chiesa. Appartiene a tutta l'umanità, e in particolare a coloro che vivono la mobilità non come una scelta, ma come una necessità.

La Rete Afro-Europea per la Mobilità Umana (RAEMH) rende omaggio a questa figura ispiratrice, la cui voce ha promosso con forza la dignità dei migranti e dei rifugiati durante tutto il suo pontificato. Nel 2017, in un importante messaggio in occasione della Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati, Papa Francesco ha tracciato una chiara linea di impegno, formulando quattro verbi fondamentali che guidano ogni giusta azione nei confronti delle persone in movimento: accogliere, proteggere, promuovere e integrare . Queste quattro parole riassumono da sole una politica umana, un atteggiamento etico e una visione evangelica della convivenza. Questi diversi verbi danno un'idea di ciò che ci si aspetta dalle comunità umane in termini di sviluppo umano integrale.

Accogliere significa innanzitutto aprire la porta del proprio cuore e della propria casa a chi arriva, indipendentemente dal Paese di origine, dalla religione o dalle condizioni socio-economiche e politiche. Il Papa lo ha fatto non solo con le parole, ma anche con gesti forti: la sua visita a Lampedusa nel luglio 2013, a pochi mesi dalla sua elezione, è stata un grido contro la banalizzazione della sofferenza umana. Di fronte alle tombe anonime di persone annegate nel Mar Mediterraneo, ha chiesto di abbattere il muro dell'indifferenza.

Proteggere i migranti significa rifiutare che siano ridotti a numeri o a minacce. Significa difendere i loro diritti, la loro integrità fisica e morale e la loro sicurezza, anche quando si trovano in una situazione amministrativa irregolare. Papa Francesco ha ripetutamente denunciato detenzioni arbitrarie, campi disumani e politiche migratorie inospitali. La sua richiesta di un “diritto a non migrare”, cioè che nessuno sia costretto a fuggire, è andata di pari passo con l'appello a garantire canali legali, sicuri e dignitosi per coloro che partono.

Promuovere significa più che fornire assistenza. Significa riconoscere i talenti, le capacità e i sogni delle persone in movimento e offrire loro i mezzi per dare un contributo attivo alla società. Papa Francesco ha insistito: “Le persone in movimento non sono un peso, ma una ricchezza se si dà loro una possibilità”. Ha visto l'inclusione come un modo per rafforzare il tessuto sociale, combattere i pregiudizi e costruire comunità più giuste.

Infine, integrazione significa lavorare per garantire che ogni persona in movimento possa trovare il proprio posto nella società ospitante senza rinnegare la propria identità. L'integrazione, come l'ha intesa Papa Francesco, non è né assimilazione forzata né indifferenza multiculturale, ma una reciprocità viva, un dialogo, un incontro che trasforma.

Le sue audaci prese di posizione sulle questioni migratorie sono state ampiamente elogiate, ma talvolta anche criticate. Mentre diversi leader politici e religiosi hanno riconosciuto in lui una voce profetica e coraggiosa da Dakar a Berlino, altri, soprattutto in alcuni Paesi dell'Europa centrale e dell'America, lo hanno giudicato troppo idealista o addirittura fuori dalla realtà della sicurezza. Ma Francesco non si è mai tirato indietro di fronte alle tensioni, convinto che la fedeltà al Vangelo richieda di stare al fianco dei più vulnerabili, indipendentemente dalle opposizioni.

In Africa e in Europa, due continenti al centro delle dinamiche migratorie, il suo messaggio ha risuonato con particolare forza. Nelle zone di conflitto, nelle regioni di confine, nei centri di accoglienza e nelle strade delle nostre città, ha raggiunto gli esclusi, rifiutando di accettare la paura e il ritiro. Nei suoi viaggi nella Repubblica Centrafricana, nel Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo, ha portato un messaggio di pace radicato nella giustizia sociale. A Marsiglia, Rabat e Strasburgo, ha sfidato i decisori europei sulle loro responsabilità morali e politiche. Ha unito popoli, tradizioni religiose e continenti in un'etica condivisa dell'ospitalità.

Oggi, la sua partenza ci impegna moralmente, spiritualmente e umanamente a mantenere viva l'eredità che ci ha trasmesso. Papa Francesco non ci lascia solo parole forti, ma una visione profetica, un cammino di giustizia e fraternità da perseguire, un'opera da incarnare concretamente accanto ai più vulnerabili.

  “Ogni migrante è un essere umano prima di essere un migrante”.   Questa convinzione di Papa Francesco ci commuove e ci coinvolge. Ci ricorda che l'umanità si misura dalla capacità di accogliere gli altri, soprattutto quando vengono da lontano, spesso feriti, ma sempre portatori di speranza. Che il suo messaggio continui a ispirare i nostri passi, che il suo coraggio illumini le nostre decisioni e che il suo ricordo viva in ognuna delle nostre azioni per garantire una mobilità umana equa, dignitosa e solidale.

In questo momento decisivo in cui la Chiesa si prepara a designare il successore di Papa Francesco, il nostro sguardo, come quello di tutto il mondo, si rivolge ai cardinali riuniti in conclave dal 7 maggio 2025 nella Cappella Sistina in Vaticano sotto la luce dello Spirito Santo. Di fronte a un processo elettorale che sarà condotto da 133 cardinali elettori, la maggior parte dei quali nominati da Francesco stesso, la loro responsabilità è immensa. Non stanno solo scegliendo un leader spirituale, ma una guida per i nostri tempi difficili, una testimonianza di fede radicata nella giustizia, nella pace e nella fraternità.

Preghiamo affinché la scelta del prossimo Papa sia ispirata dalle urgenze del nostro tempo: quelle delle persone in movimento, dei poveri, degli esclusi, dei popoli in guerra, dei giovani in cerca di senso e di benessere. Il mondo ha bisogno di un pastore coraggioso, a immagine di Cristo, che cammini al fianco dei più vulnerabili e che continui l'opera di una Chiesa in movimento alla luce del Vangelo, vicina ai popoli e alle periferie".


Joel CELIA , Responsabile della comunicazione della RAEMH